La politica contemporanea sembra un campo minato, dove l’abilità di sopravvivere dipende più dall’immediato consenso che dalla coerenza o dal coraggio di decisioni impopolari ma necessarie. La questione attuale che coinvolge l’eventuale aumento del prelievo fiscale sul diesel da parte del governo di Giorgia Meloni in Italia ne è un esempio lampante. Eppure, questo episodio, pur specifico, è solo uno dei tanti che caratterizzano una dinamica politica sempre più votata all’inseguimento delle emozioni di breve termine, senza mai confrontarsi veramente con la realtà dei fatti o con la necessità di una visione a lungo termine.
Il caso delle accise: promesse, populismo e realtà
Quando Giorgia Meloni prometteva, durante la campagna elettorale, di ridurre le accise sui carburanti, cavalcava una delle tematiche più popolari e sensibili per l’elettorato: il costo della vita. Ora, però, l’ipotesi di un riallineamento delle accise su diesel e benzina (perché attualmente quelle sul diesel sono più basse) appare come un’inversione di marcia. Questa decisione, che appare nel Piano strutturale di bilancio, viene subito criticata dalle opposizioni, in particolare dal Partito Democratico (Pd) e dall’Alleanza Verdi e Sinistra (Avs), che accusano il governo di voler “tartassare” gli automobilisti.
Il problema sorge quando queste stesse forze politiche, che denunciano l’aumento delle accise, hanno nel proprio programma la progressiva riduzione dei cosiddetti “Sussidi Ambientalmente Dannosi” (Sad). Questi includono proprio le agevolazioni fiscali sul diesel. Un concetto sostenuto da anni dal movimento ecologista, eppure ora diventa un’arma per attaccare il governo. Come conciliare questo con il loro programma? Non lo si fa. Semplicemente, si gioca il gioco delle parti, ignorando la coerenza in nome del vantaggio politico del momento.
Populismo a parti invertite
Il populismo, sia di destra che di sinistra, è spesso un gioco a parti invertite. Quando sei all’opposizione, è facile accusare il governo di prendere decisioni impopolari e di penalizzare il cittadino comune. Tuttavia, quando tocca a te prendere decisioni, il quadro cambia radicalmente. L’incoerenza sta nel fatto che, sia da una parte che dall’altra, si tende a ignorare la complessità del problema in favore di una narrazione semplicistica che generi consenso immediato.
Così, le stesse forze che da una parte chiedono la riduzione dei Sussidi Ambientalmente Dannosi si scagliano contro un riallineamento delle accise che, di fatto, va in quella direzione. È la logica del “qui e ora”, del consenso immediato, che si scontra con la visione di lungo termine necessaria per risolvere problemi complessi come la transizione ecologica e la sostenibilità economica.
Il danno di una politica schizofrenica
Questa continua oscillazione tra il dire e il fare, tra le promesse elettorali e la realtà governativa, crea danni profondi alla politica stessa. In primo luogo, mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Se chiunque può promettere qualsiasi cosa per poi fare l’opposto, che valore ha la parola del politico? Il cittadino si trova in un mondo dove la realtà è fluida, dove non esistono più certezze e dove ogni decisione può essere ribaltata da un momento all’altro per convenienza. Questo genera cinismo, apatia e, in alcuni casi, un pericoloso disincanto nei confronti della democrazia stessa.
In secondo luogo, una politica schizofrenica è incapace di affrontare le sfide strutturali di un Paese. La transizione ecologica, la sostenibilità fiscale, la giustizia sociale sono tutte tematiche che richiedono coerenza, determinazione e una visione a lungo termine. Non possono essere risolte con slogan o decisioni improvvisate. Eppure, è esattamente questo che sta accadendo. Si risponde alla crisi energetica o all’aumento dei prezzi dei carburanti con misure estemporanee, senza mai affrontare la questione di fondo: come rendere il sistema sostenibile, giusto ed efficiente.
Soluzioni: coraggio della coerenza e della visione
Cosa fare, dunque, per uscire da questa impasse? La prima soluzione è semplice a dirsi, ma difficile da mettere in pratica: il coraggio della coerenza. Un politico che vuole davvero fare il bene del Paese deve essere disposto a dire la verità, anche quando è impopolare. Deve spiegare che alcune decisioni dolorose nel breve termine (come l’aumento delle accise) sono necessarie per garantire una transizione ecologica giusta e per eliminare sussidi dannosi per l’ambiente. E deve farlo senza paura delle critiche.
In secondo luogo, è necessaria una visione di lungo termine. La politica non può essere un continuo rincorrere l’emergenza del momento. Deve avere un progetto, una rotta chiara, e deve lavorare per realizzarla. Questo significa investire nella transizione ecologica, nel miglioramento delle infrastrutture, nel sostegno alle fasce più deboli, ma farlo in modo pianificato e coerente.
Infine, occorre una maggiore trasparenza e un dibattito pubblico più maturo. I cittadini devono essere informati in modo chiaro e onesto, devono essere coinvolti nelle decisioni e devono avere la possibilità di comprendere le implicazioni delle scelte politiche. Solo così si può sperare di ristabilire la fiducia tra politica e società.
Conclusione: un futuro a prova di coerenza
Il caso delle accise sul diesel in Italia è solo un esempio di come la politica, intrappolata nel gioco del consenso immediato, finisca per contraddirsi e perdere credibilità. Ma è anche un monito: non si può continuare così. Serve un cambiamento di rotta, un ritorno alla politica come servizio alla collettività, non come spettacolo per ottenere applausi facili. Solo così si potrà ricostruire una società più giusta, sostenibile e coesa, capace di affrontare le sfide del futuro con la serietà che meritano.